LA LEGGENDA DELLE STRIGES

In Bretagna una certa donna aveva perso due figli dopo che ciascuno di loro aveva compiuto un anno. La causa di queste morti infantili, a detta degli abitanti del luogo, era dovuta al Diavolo, che si divertiva a prendere le sembianze di donne che cavalcavano lupi e, col permesso di Dio, selezionava le famiglie la cui fede religiosa non era adeguata, trucidandone la prole. Tali donne sterminatrici di bambini, adepte del Diavolo, che cavalcavano lupi, vengono definite nel testo in latino guarda un po', col nome di striges. Ed ecco che salta fuori una connessione con le streghe del folclore greco-romano divenute parte della religione cristiana con una nuova sfumatura concettuale: non più orride streghe perché sì, ma adepte del Maligno, e quindi possedute dal Diavolo. La donna bretone che aveva già perso due figli, non volle arrendersi al Diavolo. Poiché dopo aver partorito il terzo figlio, decise di armarsi contro le striges cavalca-lupi e difendere la vita del pargoletto. Armarsi con quello di cui disponeva in casa, ovvero il coperchio di ferro di una pentola. Sembrerebbe che il piano della donna fosse quello di lasciare la pentola sul fuoco, ogni notte, chiusa dal coperchio, per arroventare bene il metallo, e attendere così l'arrivo della strix per schiantarle in faccia proprio il coperchio. Cosa che avvenne.

Una notte la porta chiusa dell'abitazione fu spalancata dall'arrivo di una vecchia a cavallo di un lupo, che la donna riconobbe come sua vicina, ovvero una delle vecchie di quel posto. Non appena questa strega cavalca-lupi si avvicinò al bambino, la donna prese il coperchio, immagino con un panno o qualcosa di simile, e glielo menò in faccia. La vecchia si ustionò in viso e fuggì con un grido. A quel punto, il giorno dopo, avvertiti i funzionari locali, la donna sporse denuncia e accusò la vicina d'aver assassinato i suoi due figli e aver tentato di fare lo stesso con il terzo. A seguito dell'accusa, le guardie raggiunsero la casa della suddetta vecchia, e vedendo che nessuno apriva la porta, la sfondarono per trovarsi dinnanzi al volto sfigurato dalla bruciatura di quella che a tutti gli effetti doveva essere la strix. La voce si sparse per quelle terre, e giunse sul posto persino il vescovo, vero protagonista di questo episodio, poiché esperto inquisitore ed esorcista. Durante l'interrogatorio, infatti, la vecchia si ostinava a negare il suo coinvolgimento negli infanticidi, e il vescovo mise in piedi un esorcismo per indurla a confessare. Per prima cosa scongiurò il demone di rivelare sé stesso. E dopo che ebbe pronunciate le parole di rito, che non vengono riportate nel testo, si trovò effettivamente dinnanzi a un demone. Qui il passaggio si fa un po' oscuro, e non si capisce se il demone sia comparso dal nulla o se si sia tolto di dosso la pelle bruciata della vecchia, come una sorta di abito, per mostrarsi in maniera molto scenografica. In ogni caso, il vescovo gli comandò di rivelare la natura dei fatti, e il demone spiegò che aveva agito per conto d'Iddio, come specificato all'inizio del racconto, e che di conseguenza la donna se lo meritava poiché era stata di "poca fede".