LA LEGGENDA DEL BARBAVÈRN

Molti anni fa, ai margini delle risaie, sorgeva una cascina isolata, abbandonata da tempo. Era un posto che nessuno voleva più abitare. I vecchi del paese dicevano che là ci viveva il Barbavèrn, nascosto nei granai vuoti, dove l'umidità faceva marcire il legno e i topi correvano come messaggeri di sventura. Il Barbavèrn non si mostrava mai in pieno giorno. Solo al crepuscolo si sentiva il suo passo greve tra le assi cigolanti, e il suo respiro: lento, profondo, come il vento che passa tra i canneti. Dicevano avesse una barba lunga come un campo di grano e occhi gialli come quelli dei gufi notturni. Un anno, durante la stagione della mietitura, un ragazzo curioso e testardo decise di entrare nella cascina per dimostrare che il Barbavèrn non esisteva. "Son storie da vecchi," disse. "Basta non aver paura." Scomparve quella sera stessa. Il suo cappello fu trovato tra le risaie, bagnato di rugiada, ma di lui nessuna traccia. Alcuni giurarono di aver sentito una risata roca venire dalla cascina, e un bagliore rossastro nella notte. Da allora, nessuno ha più osato avvicinarsi a quel luogo dopo il tramonto. I contadini insegnano ancora ai bambini: "Se non torni a casa prima del buio, il Barbavèrn ti sente, e ti segue. Entra nei tuoi sogni… e poi nel tuo letto." E nelle notti d'autunno, quando la nebbia sale dai fossi e copre la campagna come una coperta grigia, qualcuno dice di vedere ancora una figura alta, barbutissima, camminare tra le stoppie, con passi che non fanno rumore… tranne per chi lo aspetta.